Faccia da Cucchiaio
Categoria: Teatro
Genere: monologo
Lingua: inglese
Ruoli: 1
Attrici: 1
Steinberg è una bambina molto speciale, con un’ intelligenza particolare e una percezione della realtà irripetibile.
Soffre di una sindrome autistica ed è così innamorata della vita che, attraverso i suoi occhi, il mondo appare nuovo e straordinario.
La protagonista è lì, sprofondata nella sua immensa salopette giallouovo, e tutta raggomitolata su se stessa, la testa racchiusa in una cuffia (sapremo che ha perso i capelli nell’inutile tentativo chemioterapico di strapparla al cancro): e, sempre ascoltando musica con gli auricolari. Nei momenti d’aggressività o di paura, lei ragiona sul suo essere diversa: “Io sono una bambina diversa, ma essere diversi significa essere se stessi”. E questa è la morale della favola. Forse. Perché lo sa benissimo di essere “una bambina ritardata”. “Quando sono nata hanno detto che avevo una faccia come un cucchiaio. E da quel momento mi hanno chiamato Spoonface. Ma ero solo una neonata, e quando sei una neonata, tutte le stelle e i pianeti si muovono dentro di te. E poi sono caduta dalle braccia della mamma, che litigava col papà che andava in giro con una bambina con le tette. Ma sono stata mai giusta, io?”. Bellissimo. Tristissimo. “Ma le cose tristi sono le più belle”, ci promette Spoonface. E dopo aver schierato tutte le sue 25 piccole agghindatissime bamboledamine, ci lascia regalandoci un brandello di felicità. La sua: “E nella musica c’erano tutti i pezzetti di bellezza del mondo, ed io ero libera e cantavo come un uccellino”.
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