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Three Kings



Dal 19 novembre a Roma per la rassegna TREND: Three Kings è la storia del rapporto tra un Figlio e un Padre latitante.
Si tratta di un monologo che si organizza secondo un registro misurato ed essenziale, cosa assai singolare in questi tempi tanto chiassosi ed aggressivi.

Chi racconta è il figlio, Patrik: a noi si presenta come un uomo ormai logoro, invecchiato anzi tempo e stanco della vita; il solo rapporto che gli resta è con l’alcool.
Capiremo presto che egli altro non è se non il risultato delle vicende che hanno contrassegnato il suo rapporto con il Padre.

Lo incontra per la prima volta quando ha compiuto otto anni e spera che questo sia l’inizio di un nuovo capitolo della propria vita; ma il padre no, non desidera affatto provare a costruire – se non con belle parole- un dialogo con quel figlio abbandonato alla nascita.
Sembra ridere di concetti come affetti ritrovati o responsabilità paterna, tanto è vero che promette a questo bimbetto che vorrà rivederlo solo a patto che Patrik risolva l’enigma di un gioco di prestigio: questa impresa, certo, lo farà diventare in futuro un uomo di successo nei pub e, dunque, in tutto il mondo.
Ma Patrik, manco a dirlo, fallisce l’impresa e il Padre mantiene la promessa e se ne va.

I due si incontreranno solo dopo altri otto anni.
Ma il padre è diventato ancora più inafferrabile, le sue presenze sono sporadiche e le loro occasionali interazioni si fanno persino astiose.
Peggio: Patrik scopre da altri che, ovunque il padre vada, lascia dietro di sé una oscura ombra di vuoto e di miseria.

In punto di morte il vecchio gli dirà: “Non puoi amare ciò che ti delude. Tu puoi?”.
E Patrik a questo punto comprende definitivamente una verità ineludibile: un’assenza può diventare presenza ossessiva e padrona: la latitanza di un affetto può produrre la riproposizione di un medesimo destinoPatrik trascorrerà la propria vita nell’inedia, senza autentici contatti con il prossimo, in una sorta di sommessa e consapevole alienazione…

Sardegna Teatro presenta

THREE KINGS

di Stephen Beresford

diretto e interpretato da Francesco Bonomo
sonorizzazione Emiliano Duncan Barbieri
disegno luci Pietro Sperduti
traduzione Natalia di Giammarco
produzione Sardegna Teatro




Arcadia Media
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